Superare la colpevolizzazione dopo un trauma: come sfuggire a un meccanismo di difesa ingannevole

kristina-tripkovic-nwWUBsW6ud4-u
Elaborare un trauma vissuto può richiedere un grande sforzo mentale, soprattutto quando si tratta di colpevolizzarsi ingiustamente. È importante comprendere come questi meccanismi influenzano la mente e il benessere psicologico delle persone colpite.

Numerosi individui che hanno subito un trauma, come un abuso nell’infanzia o una violenza sessuale, tendono a auto-colpevolizzarsi. Frequentemente, si convince di non aver fatto abbastanza per prevenire l’accaduto o di meritare tali eventi drammatici. Questo comportamento alimenta un ciclo distruttivo che può causare conseguenze devastanti per la salute mentale della persona.

La società, in molte occasioni, non aiuta, in quanto ha la tendenza a incolpare le vittime e giustificare i carnefici nei casi di violenza sessuale. I bambini vittime di abusi fisici, ad esempio, possono percepire queste esperienze come “giustificabili”, poiché vedono negli adulti dei referenti di affetto e possono arrivare a pensare di aver meritato le punizioni per mantenere un legame con i loro caregiver.

l’auto-colpevolizzazione durante l’infanzia

Nel contesto dell’infanzia, è comune che i bambini che sperimentano violenza cerchino di giustificare le azioni del caregiver. Questo porta a un legame emotivo distorto e a molti anni di difficoltà psicologiche anche durante l’età adulta. La persona, ora cresciuta, continua a difendere l’aggressore con affermazioni come: “Non ero mai all’altezza”, “Non rispettavo le regole” o “Era ciò che meritavo”.

“La sensazione di colpa occupa una posizione centrale nella vita interiore del bambino abusato, che tende ad assumere la responsabilità degli atti dell’aggressore, rendendo il processo di elaborazione del trauma molto complesso.” (Kluzer, 1996)

Auto-colpevolizzarsi: una strategia per affrontare la violenza sessuale

Le vittime di violenza sessuale ricorrono all’auto-colpevolizzazione principalmente per due motivi:

  • L’esistenza di pregiudizi e stigmi nella società
  • Il bisogno di riprendere il controllo sulla propria vita dopo un trauma

Il primo punto non richiede ulteriori spiegazioni, mentre il secondo merita un’analisi più approfondita. Le vittime tendono a sviluppare un’immagine distorta di sé stesse, vedendosi come seduttrici e attribuendo a sé la colpa degli eventi subiti. Tale colpevolezza può comportare depressione, sensi di colpa, comportamenti promiscui o inibizione sessuale (Gelinas, 1983; Herman, Russell & Trocki, 1986).

Colpita dalla violenza, la vittima perde la fiducia negli altri, con la perpetua paura che l’episodio possa ripetersi. Per affrontare questa incertezza, si assume la responsabilità della violenza subita, adottando una strategia di coping che, sebbene possa dare un senso di controllo, è disfunzionale e impedisce una corretta elaborazione del trauma, rischiando di trasformarsi in un’auto-punizione psicologica e fisica.

Strategie per interrompere il ciclo di auto-colpevolizzazione

Per affrontare il senso di colpa e il trauma vissuto, è cruciale intraprendere un percorso terapeutico finalizzato a sviluppare un “auto-perdono”. L’auto-critica e l’odio verso se stessi, derivanti dalla percezione di non aver potuto evitare l’accaduto, possono ostacolare il processo di guarigione.

Gli adulti che sono stati vittime da bambini continueranno a percepirsi come colpevoli di errori mai commessi, mentre le donne vittime di abuso sessuale si sentiranno sempre responsabili del loro dolore. Perdonarsi significa imparare a mostrare empatia verso se stessi e abbandonare l’autopunizione, accettando il proprio vissuto.

Riconoscere di essere stati vittime rappresenta un passo difficile ma necessario per iniziare a lasciar andare il passato e costruire un presente meno doloroso.

Scritto da Augusto Clerici
Potrebbero interessarti