La figura di Antonello Venditti si distingue non solo per le sue celebri composizioni musicali, ma anche per il suo inconfondibile look caratterizzato dagli occhiali da sole. Da decenni, questo accessorio è presente in ogni sua apparizione pubblica, diventando un vero e proprio marchio distintivo che racconta molto di lui. La sua scelta stilistica infatti è ricca di significati e aneddoti, rivelando aspetti della sua personalità e visione del mondo.
La passione per gli occhiali da sole nasce negli anni ’70, in un contesto quasi romantico. Venditti, durante quel periodo, ha incontrato una giovane donna che indossava Ray-Ban marroni, un modello impiegato dai piloti dei bombardieri americani nella guerra del Vietnam. Colpito dalla storia dietro a quegli occhiali, il cantautore li ha adottati come simbolo personale. Per lui, rappresentano un messaggio di pace, un modo per trasformare un accessorio legato al conflitto in simbolo di armonia.
“Indossarli era come dichiarare che qualcosa poteva cambiare,” ha rivelato in numerose interviste, evidenziando il significato profondo della sua scelta stilistica.
Il ruolo degli occhiali nella sua identità
Per Venditti, gli occhiali da sole non sono solo un simbolo ma parte integrante della sua identità. Ha affermato che, una volta trovato un elemento che lo faceva sentire a proprio agio, ha deciso di non separarsene più. “Sono il mio abito, il mio scudo. Mi fanno sentire me stesso,” ha dichiarato. Questi occhiali rappresentano un’estensione della sua personalità artistica, un elemento che lo distingue nel panorama musicale.
Dal punto di vista pratico, Venditti soffre di miopia e astigmatismo. Gli occhiali non sono solo un vezzo estetico, ma strumenti fondamentali per la sua vita quotidiana. Indossando occhiali sia da vista che da sole, riesce a unire stile e utilità. Questa dualità aumenta ulteriormente l’importanza di tali accessori: non proteggono solo i suoi occhi, ma gli permettono di avere una visione chiara in ogni situazione.
Il modello preferito: Ray-Ban Outdoorsman
Il marchio Ray-Ban ha conquistato il cuore di Antonello Venditti, in particolare il modello Outdoorsman, una variazione degli iconici Aviator, caratterizzata da dettagli distintivi. Gli Outdoorsman presentano una barra parasudore e aste con una curvatura unica. Questo design conferisce un aspetto particolare, perfettamente in linea con il suo stile.
Indossare questi occhiali è diventato un elemento iconico, tanto che è difficile immaginare il cantautore senza di essi. Che si tratti di concerti, interviste o passeggiate nella capitale, gli occhiali da sole di Venditti sono sempre presenti.
Nel corso degli anni, Venditti ha mantenuto una coerenza stilistica rara, rimanendo fedele ai suoi occhiali e al loro significato profondo. In un’epoca caratterizzata dal cambio rapido delle mode, la sua scelta di non adeguarsi ai trend rappresenta un segno di autenticità. “Non ho mai sentito il bisogno di cambiare,” ha enfatizzato, evidenziando come gli occhiali incarnino continuità nella sua identità personale e professionale.
Il significato culturale degli occhiali
Gli occhiali di Venditti non sono solo un tratto distintivo, ma hanno assunto un valore culturale. Per i suoi fan, rappresentano un simbolo della musica, visione artistica e impegno sociale dell’artista. Indossarli è visto come un modo per portare avanti un messaggio che trascende la semplice moda.
La scelta di indossare sempre gli stessi occhiali ha creato un’immagine iconica. Analogamente al cappello di Vasco Rossi o ai guanti di Michael Jackson, gli occhiali da sole di Venditti sono immediatamente riconoscibili, divenendo un marchio di fabbrica che lo distingue nel mondo musicale.
Gli estimatori di Venditti spesso commentano sul suo stile, mostrando curiosità e ammirazione per gli occhiali scelti. “Sono il suo tocco magico,” affermano molti sui social, sottolineando come essi rappresentino parte essenziale della sua immagine. Altri vedono in questo accessorio una manifestazione del suo carattere, un modo per schermarsi dal mondo esterno e rimanere fedele a sé stesso.
